Ci sono parole che non diciamo mai. Frasi che restano sempre con noi. Poesia in movimento su uno spartito invisibile. Parole che si sfregano il naso con la musica e hanno affittato a tempo indeterminato una stanza nella nostra anima. Vocali e consonanti che ci fanno sognare, soffrire, volare. Le lasciamo sul foglio stropicciato di una mail che abbiamo stampato e messo nel primo cassetto in alto a sinistra. O dentro un cd che ascoltiamo solo noi e le nostre cuffiette. Le canzoni della nostra vita. Per ognuna c'è una storia da raccontare, un ricordo da non far sbiadire, un brivido che affiora sulla pelle: ed è sempre lo stesso, persino quando è diverso. E anche se sono in un'altra lingua le capiamo lo stesso. Perché quando Ronan Keating canta su una panchina di un parco di Londra che The touch of your hand says you'll catch me whenever I fall («il tocco della tua mano dice che tu mi alzerai in qualsiasi momento io cadessi») ci sentiamo davvero più sollevati. E ci sembra di vederla quella mano che ci tira su, ci accarezza, ci indica la strada. Chiudiamo gli occhi e ci viene da sorridere. La musica culla i neuroni e ci viene voglia di passare il resto dell'esistenza dentro un video. Quello dove in tre minuti e mezzo succede di tutto e staresti a riguardare per giorni e giorni. Ti senti come Ewan McGregor che canta Your Song davanti ad una Nicole Kidman con l'espressione rapita che mica t'insegnano alla scuola di recitazione. A ballare sui tetti di Parigi con lo smoking e una voce più pastosa di una torta venuta bene. E anche tu vorresti riuscire a fare lo stesso effetto. Ma capisci che metterti ad urlare note per le strade della tua città non gioverebbe alla tua reputazione. E allora ti accontenti di canticchiare sotto la doccia (a pensarci bene, però, il pezzo più adatto sarebbe «Gocce di pioggia su di me»). E anche l'acqua batte il tempo come un percussionista da sballo, un Phil Collins all'epoca dei Genesis. Finisci con Rupert Everett che fa il brillante a tavola con Julia Roberts e Cameron Diaz (e ci vuole davvero poco!). Attacca I say a little prayer for you e pensi a quelle persone a cui vorresti dedicare queste strofe semplici e profonde. C'è dentro allegria ed affetto. Quello che vorresti trasmettere a chi ti vuole bene. Vederli sorridere o, solamente, regalare loro anche solo un secondo di serenità. Saresti l'uomo più felice della terra. E continueresti a cantare o ascoltare musica per tutta la vita per la gioia che hai provato in quel preciso, unico, indimenticabile istante. La canzone che ti resterà nel cuore, nella testa, nelle ossa e nell'anima. E qualunque cosa possa succederti nessuno riuscirà mai a cancellartela. E ti viene da camminare tra le nuvole al pensiero di poterla condividere, perché la musica non è mai una faccenda per solisti e basta. Quanto meno è necessario un duo e attorno tutto un coro ed un'orchestra a farti sobbalzare il cuore.
Lo Schizzaidee nasce come giornale locale nel 1998 conosciuto come la "voce dei giovani di Bolzone", il gruppo negli anni si impegna in diverse iniziative locali giungendo nel 2008 alla fondazione di una Compagnia Teatrale denominata "La compagnia dello Schizzaidee" con l'obbiettivo di divertire e divertirsi. Oltre alle rappresentazioni teatrali Lo schizzaidee è impeganto anche a realizzare diverse iniziative di beneficienza all'interno di un Progetto Solidarietà iniziato nel Gennaio 2014
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